di Rosa Linda Gulino (Pedagogista)
Le tragiche immagini veicolate dai mass media e i commenti sulle dinamiche nonché i rischi di nuovi attentati hanno raggiunto direttamente o indirettamente anche i nostri bambini.
Noi dello Studio Atena ci sentiamo di dare qualche consiglio a tutti quei genitori e insegnanti che ci stanno chiedendo se sia giusto parlare con loro di quanto accaduto a Parigi: informarli o tenerli all'oscuro? E come parlarne? A partire da quando?
Certi che ognuno di voi, in qualità di genitore e insegnante consapevole, saprà poi trovare le parole giuste e il momento opportuno per parlare di queste realtà ai propri figli o alunni, vi elenchiamo dei suggerimenti:
1. Fino ai 4 anni è consigliabile evitare di esporre i bambini a notizie del genere che possono instillare paure difficili da gestire
2. Dai 5 anni in poi parlate con loro facendo attenzione alle parole che scegliete, fatelo con serenità ed esternando la tristezza per le vittime. Rassicurate i bambini sul fatto che “i cattivi” vengono messi in carcere e che i feriti vengono portati in ospedale per essere curati.
3. Dagli 8-9 anni fino ai 12-13 anni i bambini hanno bisogno che i messaggi provenienti dai mass media, ma anche dal gruppo di coetanei vengano decodificate dagli adulti. È fondamentale che l’adulto si ponga come chiarificatore dei fatti e al tempo stesso continui a rassicurarli. Perché questo avvenga è indispensabile avviare un dialogo sui fatti appresi, ma anche sui sentimenti che questi hanno provocato.
4. Tra i 13 e i 18 anni ci troviamo di fronte a preadolescenti e adolescenti che probabilmente ricevono informazioni sia direttamente dai mass media che attraverso i social network e per questo è molto importante aiutarli a distinguere i fatti reali dalle bufale. È facile che a questa età un discorso formale sui fatti avvenuti possa essere rifiutato, meglio allora puntare sul confronto di idee circa la violenza e l’uso delle alternative ad essa. Evitate anche la semplice rassicurazione perché ora non basta più. Sarà necessario parlare delle cose concrete da fare in caso di emergenza, per esempio se si fosse impossibilitati a tornare a casa o a contattare i genitori.
Noi dello Studio Atena ricordiamo che al di là di tutto, il messaggio più importante da trasmettere ai nostri figli e/o alunni è quello della speranza. È importante che bambini e ragazzi possano continuare ad avere fiducia nel loro futuro.